Arte

ARTE: Elio Waschimps: un maestro napoletano da riscoprire

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Elio Waschimps: un maestro napoletano da riscoprire
di Gerardo Pedicini

waschimps1Recentemente le opere di Elio Waschimps, dopo la mostra antologica a Castel dell’Ovo di qualche anno fa, sono state esposte nella nuova sede della Fideuram. Tre i momenti salienti della sua ricerca che si snodano lungo il corridoio a partire dalla sala d’ingresso, dove sono raccolte due opere di grande dimensione che sintetizzano due specifici aspetti dell’attività pittorica dell’artista napoletano. Da un lato il dirompente dinamismo del segno-gesto della stagione informale degli anni Sessanta e, proprio sulla parete di fronte all’entrata, l’assorta e accorata malinconia della espressiva tessitura coloristica del periodo dei Giardini. Due momenti della sua ricerca che ben sintetizzano la sua avventura artistica. Le ampie sciabolate delle pennellate, tutte giocate tra il nero profondissimo e i rossi squillanti del periodo informale sono l’espressione di una gestualità contenuta e meditata: il riflesso cioè della forte e ossessiva ribellione interiore, la testimonianza di un’anima ferita, consapevole della perduta illusione di poter mutare il corso della storia. Rispetto alla coeva espressione informale italiana del periodo 1950-1960 non c’è nessun tentativo di recuperare la tradizione figurativa, l’“ultimo naturalismo”, secondo il critico bolognese Francesco Arcangeli; il gesto e il segno sono l’atto di una “concentrata possessione”, sprigionano con forza e energia il grido di dolore dall’animo umano, dominato da due colori: il grumoso nero come valenza profonda dell’essere, il rosso vivo come grido violento, come “linguaggio espressivo autonomo e anticonformista”, secondo quanto scrive nel dépliant Benedetta Scannapieco. Niente quindi paragonabile alle visioni astratte di Giuseppe Capogrossi, Ennio Morlotti o Renato Birolli, dove sono presenti segni di riconoscibilità di una cultura “impegnata” o una sottotraccia rappresentativa di una natura in decomposizione; di contro in Waschimps informale pulsa la vitalità della materia che si esprime con colori densi e forti in un continuo ingorgo tra negazione e affermazione.

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Questo caglio propulsivo è presente anche nelle opere successive, anche se il ritorno alla figurazione, ad un primo e superficiale sguardo, potrebbe far pensare diversamente. Le “metafore ossessive” dei giochi dei fanciulli o il corpo di Marat immerso in una luce vitrea, il continuo girovagare del segno e del colore sono la testimonianza di uno smarrimento profondo, l’orizzonte tragico di una perduta serenità, la tremula immagine di un mondo intessuto di rovine e tragedie che l’uomo non può più ricomporre. All’artista non resta dunque che scarnificare l’immagine, come aveva indicato Klee, al fine di poter rappresentare l’indicibile, di accostarsi cioè con sempre ansiosa ricerca all’intimità delle cose stesse con la speranza, pur consapevole di non poter sfuggire alla caducità del tempo. Di questo persistente orrore ed errore del nostro tempo sono pregni le allucinate astrazione con i frammentati squarci sui giochi infantili e il ricorrente onirismo di distruzione e morte che pervade in molti dei suoi recenti lavori. E ciò ci consente, da un lato, di comprendere il percorso che l’artista ha attuato per liberarsi dalle ferite del passato e, dall’altro, di oltrepassare “ogni caducità possibile” per ritrovare in una tensiva immaginazione altra la sacralità del recinto originario del linguaggio artistico, inteso come tempo proprio e come fonte sorgiva densa, penetrante e profonda, secondo le indicazioni di Matte-Blanco che concepisce il nostro inconscio come un insieme infinito di mondi che ci accompagnano lungo tutta la nostra esistenza.

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Notizie

Sette anni di Fumé

Sette anni fa (gennaio 2011) usciva il primo numero di Fumé, rivista di fumetto, arte e cultura. In alto i calici e festeggiamo alla re-esistenza di questa rivista cartacea nel mare magnum del fumetto del duemila. Stiamo per inaugurare questo nostro blog su WordPress dove pubblicheremo fumetti, articoli di critica, arte, musica e narrativa. Continuate a seguirci per ricevere in anteprima nuovi aggiornamenti e diffondete il verbo della Factory (!!!) Tanti auguri Fumé 👏🎂🥂🎉

Fumé gennaio 2011 Gianmarco De Chiara numero 1
Fumé n. 1, gennaio 2011
[Fumé Factory, 48 pp, 17×24]
copertina di Gianmarco De Chiara